Conto corrente estero non dichiarato: cosa succede?

Aprire un conto corrente estero viene spesso considerata la scelta migliore per mettere al sicuro i propri risparmi, specie se si sta attraversando un periodo di difficoltà economiche.
In particolare, i soggetti protestati o cattivi pagatori sperano di riuscire a tutelare il proprio patrimonio da possibili conseguenze legali dovute alla loro condizione, come il pignoramento del conto corrente.
Di sicuro, detenere un conto corrente estero non pignorabile può offrire numerosi vantaggi: maggiore privacy finanziaria, in particolare nei paesi con elevati livelli di protezione bancaria; accesso a mercati finanziari esteri con particolari vantaggi fiscali; diversificazione dei rischi legati alla valuta nazionale e all’instabilità del sistema finanziario.
Ma c’è un importante dettaglio da tenere in considerazione: un conto corrente estero va dichiarato sempre.
È fondamentale essere consapevoli degli obblighi fiscali previsti dalla normativa italiana per i residenti che detengono conti esteri e delle possibili conseguenze della mancata dichiarazione di tali conti. Non temere!
Se hai un protesto o una segnalazione al CRIF e stai pensando di aprire un conto estero, in questo articolo esploreremo insieme gli obblighi fiscali per i conti correnti esteri, le sanzioni previste per la loro mancata dichiarazione, le procedure di accertamento dell’Agenzia delle Entrate e le modalità per regolarizzare la propria posizione.
Obblighi fiscali per i conti correnti esteri
Se sei residente fiscale in Italia e possiedi un conto corrente all’estero, sappi che esistono specifici obblighi di monitoraggio fiscale da rispettare. La normativa relativa al monitoraggio fiscale è stata ampliata nel nostro paese a partire dal 2017, con l’obiettivo di soddisfare le esigenze di lotta all’evasione fiscale. In particolare, sono stati stabiliti degli accordi internazionali per facilitare il rintracciamento e la supervisione di conti esteri aperti da residenti in Italia:
- Tra gli Stati europei è previsto lo scambio automatico delle informazioni fiscali, stabilito dalla Direttiva 2011/16/UE. Con l’adesione al CRS (Common Reporting Standard), gli Stati UE sono tenuti a trasmettere al Fisco italiano informazioni fiscali anche riguardanti eventuali contribuenti che non hanno dichiarato i loro conti esteri.
- Per quanto riguarda invece i rapporti con gli USA, è stato stipulato l’accordo FATCA (Foreign Account Tax Compliance Act), che stabilisce lo scambio reciproco di informazioni fiscali tra Italia e USA. In tal modo, i contribuenti residenti in Italia che aprono un conto estero negli USA senza dichiararlo possono essere facilmente rintracciati.
- Nei rapporti con gli altri Stati, invece, l’Italia ha stretto degli accordi bilaterali per lo scambio di informazioni fiscali. Negli ultimi anni, infatti, anche molti Stati appartenenti alla cosiddetta black list, considerati “paradisi fiscali” perché caratterizzati dal segreto bancario, hanno iniziato a collaborare alla lotta internazionale contro l’evasione fiscale.
Ma veniamo al dunque. Come dichiarare il proprio conto corrente estero? È necessario compilare il quadro RW, ossia l’apposita sezione della dichiarazione dei redditi dedicata al monitoraggio delle attività finanziarie detenute all’estero. Si tratta di uno strumento di trasparenza finanziaria, all’interno del quale devono essere segnalate anche eventuali partecipazioni a società estere. L’obbligo di dichiarazione di conti esteri nel quadro RW si applica indipendentemente dall’importo detenuto sul conto, anche se esistono alcune eccezioni.
L’obbligo di adempiere al monitoraggio fiscale tramite la compilazione del quadro RW non riguarda i conti correnti che non hanno superato il valore massimo giornaliero di 15.000 euro nel periodo d’imposta. Va però specificato che tale obbligo sussiste ai fini del calcolo dell’IVAFE, ossia l’imposta patrimoniale sulle attività finanziarie detenute all’estero. In particolare:
- Per i conti correnti con giacenza media superiore ai 5.000 euro che non hanno superato il valore massimo giornaliero di 15.000 euro nel periodo d’imposta, dovrà essere compilato il quadro RW solo ai fini IVAFE.
- Per i conti correnti con giacenza media inferiore ai 5.000 euro, ma che hanno superato il valore massimo giornaliero di 15.000 euro nel periodo d’imposta, dovrà essere compilato il quadro RW solo ai fini del monitoraggio fiscale.
Non dimentichiamo inoltre che è previsto l’obbligo informativo non solo per il titolare del conto corrente, ma anche per il beneficiario delle somme presenti sul conto. Questo al fine di evitare che un contribuente residente in Italia possa intestare in maniera fittizia il proprio conto corrente a terze persone ed evitare così il pagamento delle imposte.
Sanzioni per la mancata dichiarazione di un conto estero
Se stai pensando di preservare il tuo patrimonio con conti correnti esteri non controllati dal Fisco, dunque, sappi che è molto difficile che il tuo conto non venga intercettato dall’Agenzia delle Entrate, visti gli esistenti accordi internazionali per lo scambio di informazioni fiscali.
I cosiddetti paradisi fiscali stanno infatti via via scomparendo per rispondere alla richiesta di maggiore trasparenza.
Inoltre, bisogna tener presente che un conto estero non dichiarato ISEE comporta sanzioni amministrative significative. Per questo, è molto importante sapere a cosa si va incontro se per errore o dimenticanza si salta la compilazione del quadro RW.
Analizziamo nel dettaglio il regime sanzionatorio previsto dall’articolo 5 del D.L. n. 167/90, modificato dalla Legge n. 97/2013, il quale prevede:
- una sanzione fissa di 250 euro, nel caso in cui il quadro RW venga compilato tardivamente, entro 90 giorni dal termine ordinario stabilito;
- una sanzione variabile dal 3% al 5% dell’importo non dichiarato per conti esteri detenuti nei paesi non inclusi nella black list;
- una sanzione variabile dal 6% al 30% dell’importo non dichiarato per conti esteri detenuti nei paesi inclusi nella black list.
In quest’ultimo caso, ossia quando un contribuente residente in Italia detiene un conto corrente non dichiarato in uno dei paesi considerati paradisi fiscali (come Hong Kong o Singapore, ad esempio), si applica anche la presunzione che le somme detenute su quel conto possano avere origine da redditi non soggetti alla tassazione italiana. Cosa significa? In poche parole, che il Fisco può procedere anche al recupero delle imposte presumibilmente evase.
A queste sanzioni che riguardano il monitoraggio fiscale, possono esserne aggiunte altre riguardanti l’infedele o omessa dichiarazione di alcune componenti reddituali di fonte estera nella dichiarazione dei redditi. In particolare:
- Per infedele dichiarazione si può andare incontro a una sanzione che va dal 90% al 180% della maggiore imposta dovuta, aumentata di un terzo se i redditi provengono da fonti estere.
- Per omessa dichiarazione si può subire una sanzione che va dal 120% al 240% della maggiore imposta dovuta, aumentata di un terzo della sanzione applicata.
Sappiamo benissimo che non è semplice stare dietro a tutte le procedure per la dichiarazione dei redditi. Spesso non si è adeguatamente informati ed è facile cadere nell’errore. Ma la consapevolezza dei propri obblighi fiscali può evitare sanzioni onerose che andrebbero a peggiorare una situazione già precaria.
Procedure di accertamento dell’Agenzia delle Entrate
L’Agenzia delle Entrate dispone di diversi strumenti per individuare conti correnti esteri non dichiarati. Abbiamo già visto come, grazie agli accordi internazionali sullo scambio automatico di informazioni fiscali, come il CRS e il FATCA, le autorità fiscali italiane ricevono dati su conti detenuti da residenti italiani in numerosi paesi esteri. Grazie a questi accordi e ai dati raccolti, la lotta all’evasione fiscale è semplificata e certamente più efficace.
Le attività di controllo si concentrano su due obiettivi principali: verificare il rispetto degli obblighi dichiarativi e approfondire l’origine dei fondi trasferiti o detenuti all’estero, individuando eventuali illeciti.
I controlli da parte del Fisco possono avvenire in qualsiasi momento, ma vengono intensificati in presenza di indicatori di rischio, come transazioni finanziarie sospette o segnalazioni da parte di istituti esteri.
Il Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate analizza a fondo le informazioni ricevute attraverso lo scambio di dati fiscali e verifica la corretta dichiarazione delle attività finanziarie detenute all’estero.
Viene effettuata innanzitutto una validazione anagrafica dei dati ricevuti per verificarne l’effettiva fruibilità. I dati vengono poi trasmessi alle strutture competenti della Divisione Contribuenti. In caso di irregolarità, l’Agenzia può effettuare accertamenti fino a dieci anni indietro, concentrandosi su violazioni come l’omessa dichiarazione di redditi esteri e la mancata indicazione di attività finanziarie detenute oltre confine.
Come regolarizzare un conto estero non dichiarato
Quando l’Agenzia delle Entrate rileva la mancata dichiarazione di un conto detenuto all’estero, procede con l’invio di una comunicazione al titolare del conto per incoraggiare l’adempimento spontaneo. Si tratta della cosiddetta “lettera di compliance”, inviata ai soggetti che presentano un elevato rischio di evasione fiscale. Oltre ai dati del contribuente, la lettera di compliance contiene le informazioni sulle anomalie riscontrate e le istruzioni per regolarizzare la propria posizione.
Se ti rendi conto di non aver dichiarato un conto estero, è fondamentale che tu agisca prontamente per regolarizzare la tua posizione ed evitare sanzioni più gravi. Una delle opzioni disponibili è il ravvedimento operoso, che ti consente di sanare le omissioni dichiarative con una riduzione delle sanzioni.
Se non puoi giustificare le anomalie riscontrate dall’Agenzia delle Entrate, dovrai procedere alla regolarizzazione della tua posizione fiscale attraverso la dichiarazione integrativa e versare le imposte dovute e gli importi delle eventuali sanzioni (ridotti tramite il ravvedimento operoso).
Consigli per evitare problemi con il Fisco
Se ti trovi nella condizione di protesto o cattivo pagatore e stai valutando l’apertura di un conto corrente estero, attua questi accorgimenti per evitare problemi con l’Agenzia delle Entrate riguardo ai conti esteri:
- Dichiarazione accurata: assicurati di includere tutte le attività finanziarie estere nella tua dichiarazione dei redditi, compilando correttamente il quadro RW.
- Monitoraggio delle normative: informati sempre sulle leggi fiscali italiane e sugli accordi internazionali che possono influenzare i tuoi obblighi dichiarativi.
- Verifica delle informazioni presenti nella lettera di compliance: accertati della correttezza delle informazioni che ti vengono notificate e comunica eventuali discrepanze con documentazione di prova.
- Regolarizzazione volontaria: se hai effettivamente omesso di dichiarare attività finanziarie estere in passato, sfrutta la possibilità di utilizzare il ravvedimento operoso per regolarizzare la tua posizione fiscale.
Conto all’estero con Conto Protestati Service
Se hai un protesto o una segnalazione al CRIF, ti starai sicuramente scervellando su cosa fare per sfuggire al pignoramento del tuo conto. L’apertura di un conto estero potrebbe essere la soluzione che cercavi, seppure abbiamo visto insieme come un conto corrente estero non tracciabile in assoluto non esiste. Ma allora come può un conto corrente estero essere la soluzione per proteggere il tuo patrimonio?
Innanzitutto, un conto corrente estero non è pignorabile con le stesse modalità previste dalla normativa fiscale italiana. Inoltre, un conto estero non è facilmente rintracciabile dai creditori, poiché il Registro dei Rapporti Finanziari non si estende ai conti aperti al di fuori dei confini nazionali. Per ridurre ulteriormente le probabilità di pignoramento, è consigliabile aprire il conto estero prima dell’avvio di eventuali azioni legali, utilizzarlo per scopi leciti e dichiararlo correttamente al Fisco italiano.
Noi di Conto Protestati Service, grazie alla nostra solida esperienza, possiamo assisterti nell’apertura di un conto estero con IBAN maltese o europeo in maniera semplice, veloce e del tutto legale. Potrai tornare a svolgere tutte le transazioni economiche di cui hai bisogno, indipendentemente dal protesto e iniziare a ricostruire la tua stabilità finanziaria.
FAQ
Quando è obbligatorio dichiarare un conto estero?
Devi dichiarare un conto estero se sei residente fiscale in Italia e detieni attività finanziarie all’estero, come conti correnti, investimenti o immobili. L’obbligo di dichiarazione sussiste anche se il conto non ha generato redditi imponibili durante l’anno.