L’andamento dei protesti in Italia
Considerando il periodo di tempo dagli anni settanta ad oggi, possiamo verificare una notevole discesa in incidenza totale dei casi. Negli anni venti erano iniziati ad insorgere con gran rilevanza e continuarono ad aumentare per tutti gli anni successivi fino a raggiungere il picco massimo mai registrato dopo la seconda guerra mondiale. Fortunatamente con il placarsi della situazione storica, anche i protesti ritrovarono un loro equilibrio ed iniziarono a scendere trovando una stabilità soprattutto per quel che riguardava i protesti su assegni. I protesti che maggiormente sono diminuiti sono quelli associati alle persone giuridiche come imprese, società e attività commerciali. Anche i protesti gravanti su persone fisiche ovviamente sono diminuiti ma con un’incidenza minore.
Cambiali, i titoli ad essere maggiormente protestati
Tra i titoli ad essere protestati sono sicuramente le cambiali ad avere un’incidenza superiore rispetto agli assegni. Questa situazione si verifica proprio per la diversità tra i due titoli di credito. Per quanto riguarda l’assegno, infatti, per far sì che si ottenga il pagamento, sarà semplice procedere con richiesta semplice dato che non è necessario protestarlo perché anche se rimane impagato, costituisce di per sé uno strumento valido per poter richiedere il pagamento da chi lo ha emesso.
Le cambiali vengono protestate di più alle persone che alle imprese
Secondo una ricerca statistica più del 70% delle cambiali protestate è associato a persone fisiche, quindi solo il restante 30% va a carico delle imprese. Anche per gli assegni si verifica la stessa situazione anche se in maniera molto meno accentuata, la percentuale di persone protestate per assegni scoperti non è così nettamente superiore alle imprese protestate per lo stesso motivo. In questi casi si nota come questa configurazione si verifica maggiormente al sud quando si parla di cambiali protestate e al nord se invece si parla di assegni.
Calo notevole dell’uso di assegni e cambiali
Il calo dell’utilizzo di questi strumenti di pagamento nel tempo è attribuito a molti fattori, e, di conseguenza, si verifica anche un calo dei protesti sui titoli. L’uso di questi titoli come promessa di pagamento ha subìto delle enormi modifiche legate alla trasformazione e all’introduzione di alternative ai pagamenti, molto più sicure. L’avvento dell’informatica e dell’autogestione dei pagamenti, nonché la velocità e la praticità che essi danno a tutti di poter gestire in autonomia i propri pagamenti ha fatto sì che il cambiamento si sia fatto sentire. Carte di credito o debito, carte prepagate e semplici siti o addirittura app, hanno reso tutto più semplice e immediato, tralasciando la possibilità di dilazionare i pagamenti e quindi diminuendo notevolmente le cause di protesto. Questa sostituzione di pagamento ha incentivato il cambio maggiormente più sulle cambiali rispetto agli assegni che comunque continuano ad essere utilizzati ma rimangono in notevole calo.
Maggiori protesti in Calabria e tra uomini
Anche se è la Campania la regione in cui le cambiali vengono maggiormente utilizzate, insieme alla Sicilia e al Lazio anche se in quantità minore, è la Calabria quella che detiene il primato di protesti su cambiali, considerando il numero di protesti rapportato al numero della popolazione. L’incidenza dei protesti inoltre fa notare come essi ricadano maggiormente tra la popolazione maschile. Si nota in base ai dati raccolti, come le provincie autonome di Trento e di Bolzano registrino i tassi più bassi di protesti dell’intera penisola, sia che essi riguardano protesti su cambiali sia che riguardano protesti su assegni. Gli importi e l’incidenza più bassa dei protesti si registra tra persone di sesso femminile e stranieri di età media intorno ai 50 anni.