Protestato per mancata comunicazione bancaria
A volte può accadere che non si riesca ad adempiere a tutti i nostri debiti, e per questo si va in contro al protesto. Questo istituto ha infatti il compito di ufficializzare il mancato pagamento dei debiti.
Il creditore infatti dopo aver presentato un titolo in banca per il pagamento (es. assegno, vaglia, ecc), non potendo incassare quanto dovuto, ha la facoltà di rivolgersi ad un pubblico ufficiale (notaio, ufficiale giudiziario, aiutante ufficiale giudiziario, oppure dal segretario comunale nei comuni sprovvisti di notaio e ufficiale giudiziario).
Il pubblico ufficiale che ha il compito di richiedere l’adempimento effettuando la cosiddetta “levata del protesto” e, nel caso in cui ciò non avvenga, avrà il compito di inserire il debitore tra i protestati. Il protesto non è cosa da sottovalutare, infatti porta a delle conseguenze più o meno fastidiose che analizzeremo più nel dettaglio di seguito.
Pignoramento beni mobili ed immobili
Il protesto non rientra tra la sfera penale anche se le conseguenze che apre sono sia di carattere civile che amministrativo: infatti il creditore avrà la possibilità di rivalersi sul patrimonio del debitore (sia esso una persona fisica o una società), dato che possono essere pignorati sia tutte le sue proprietà che tutti i suoi possessi.
Un ufficiale giudiziario, con il titolo esecutivo, con o senza la presenza di una forza pubblica, procede al pignoramento.
Si inizierà quindi a reperire gli oggetti che si riterranno di più semplice liquidazione e che verranno reputati delle fonti di guadagno. Se tali beni non dovessero essere sufficienti, si passa ai beni immobili, cioè si rischia di perdere la propria casa che verrà poi rivenduta all’asta. Il giudice può decidere se eseguire l’asta con incanto, cioè dando al debitore la possibilità di effettuare un offerta o senza incanto, dove i soggetti interessati parteciperanno ad un asta dove il prezzo di partenza dell’immobile sarà sicuramente più basso del suo valore effettivo.
Pignoramento stipendio
Qualora i beni pignorati non fossero sufficienti, si andrà a ricercare tutto ciò che è in possesso del debitore, e qualora di beni non ce ne siano, si interviene pignorando lo stipendio proveniente sia da privato che da pubblico, i vari sussidi, le indennità e anche la pensione.
In ogni caso il pignoramento non potrà mai superare un quinto del totale dello stipendio o dell’indennità percepita.
Sanzione pecuniaria
Se si emette un assegno scoperto, la posta o la banca di riferimento comunicano al cliente le possibili conseguenze in termini di sanzioni, interessi e maggiori spese nel caso in cui il debitore non adempia ai suoi obblighi di pagamento entro sessanta giorni dalla scadenza.
La sanzione pecuniaria ammonta a 516 a 6.197 euro e viene notificata dalla Prefettura direttamente a casa del debitore.
Lista nera e la segnalazione alla centrale rischi
Nel momento in cui si viene protestati, purtroppo, i dati sensibili del debitore verranno inseriti in un circuito informatico elettronico di facile accesso e nelle carte della Banca d’Italia.
Tali archivi vengono chiamati SIC (Sistema di Informazioni Creditizie), il più famoso viene gestito dalla società CRIF S.p.A. e si alimenta grazie a collegamenti inbound e outbound con tutti i principali istituti di credito del paese.
Quando si è inadempienti e si viene “segnalati al CRIF”, ottenere nuovi finanziamenti, o anche aprire un semplice conto corrente, sarà difficoltoso o pressoché impossibile dato che a tutti sarà possibile accedere alle vostre informazioni ed entrare a conoscenza della vostra posizione.
Per questo motivo noi di Conto Protestati Service ci siamo specializzati nel fornire ai clienti l’opportunità di aprire un conto corrente anche se si è protestati, con la convinzione che il pregiudizio non può essere l’unico parametro da considerare nel valutare l’affidabilità finanziaria di una persona fisica o di un’azienda.
Revoca di sistema
Un’altra conseguenza non molto piacevole alla quale va incontro il protestato è la revoca di sistema, vale a dire il divieto assoluto di emettere assegni per i sei mesi successivi, oltre all’obbligo di restituire quelli ancora non utilizzati. La revoca è automatica, e avviene non appena i dati vengono inseriti negli archivi della banca d’Italia.
Questo archivio ha una grande funzione dato che permette di rendere più sicura la circolazione di assegni, dato che attraverso la sua consultazione è possibile ricevere informazioni utili sull’affidabilità di chi li emette.
Quindi, a chi è iscritto nel registro dei protesti è vietato emettere cambiali e firmare assegni fino a quando il protesto sussiste, pertanto l’unico modo per tornare ad emettere dei titoli di credito è provvedere alla cancellazione del proprio nome nell’atto pubblico.